
Alla scoperta di mondi lontani: il professor Riccardo Redaelli ci racconta la sua esperienza di fieldwork all’estero
Riccardo Redaelli è professore ordinario di ‘Storia e istituzioni dell’Asia’ presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e docente di ‘Geopolitica’ e di ‘Post Confict e gestione delle emergenze’ nello stesso ateneo. Inoltre, è membro di diversi consigli scientifici e direttivi di fondazioni e centri di ricerca, in passato ha svolto attività come responsabile scientifico di progetti di collaborazione in collaborazione con il MAECI.
A volte noi diamo per scontate delle cose fondamentali come la libertà, la sicurezza, la possibilità di vivere, lavorare e studiare con grande libertà, come se fosse tutto scontato, ma non lo è, nel resto del mondo queste cose non sono affatto scontate.
Ospite della nostra prima puntata è Riccardo Redaelli, professore ordinario di ‘Storia e istituzioni dell’Asia’ presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e docente di ‘Geopolitica’ e di ‘Post Confict e gestione delle emergenze’ nello stesso ateneo.
Come ci racconta, la sua esperienza parte da un background piuttosto tradizionale, ovvero con una laurea in Scienze Politiche e un dottorato in Storia Contemporanea dell’Asia, durante il quale ha iniziato a svolgere periodi di ricerca all’estero, in particolare in vari archivi londinesi, in Francia e in Pakistan, alternando periodi di fieldwork in Asia, in particolare in paesi come Afghanistan, Libano, Pakistan, Iran, Iraq e Libia.
Il professore mette molto bene in evidenza che è fondamentale addentrarsi in determinate realtà con grande rispetto e voglia di capire profondamente i meccanismi culturali degli altri, non solo quelli formali, ma anche — e soprattutto — quelli informali. Molto spesso si dà per scontato che i concetti e gli ideali occidentali siano universali, ma è importante riconoscere che ogni cultura e civiltà ha delle sue specificità che vanno comprese e assimilate.
Quindi, a luci spente ho capito che…
l’esperienza di fieldwork all’estero può essere un’ottima opportunità per conoscere e addentrarsi in culture e civiltà completamente diverse dalla propria, è necessario però mantenere un certo grado di spirito di adattamento per vivere a pieno l’esperienza, soprattutto nel momento in cui si viene a contatto con società frammentate o post-conflict.